Welfare aziendale come funziona
Quando sentiamo parlare di welfare, la maggior parte di noi pensa alle politiche messe in atto dallo Stato mirate a garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili.
Ma c’è anche un altro tipo di welfare, diretto questa volta alle imprese, il cosiddetto welfare aziendale. Il termine “benessere aziendale” è stato coniato nel 1956 da Ralph Nader ed è usato per descrivere la concessione da parte del governo di sovvenzioni in denaro, agevolazioni fiscali o altri trattamenti speciali di favore nei confronti di aziende e imprese.
Cosa si intende per welfare aziendale?
Il Welfare aziendale è definito come l’insieme coordinato e strutturato di iniziative con cui le aziende si prendono cura dei bisogni dei propri dipendenti e delle loro famiglie, concedendo benefici e agevolazioni non in denaro, ma sotto forma di beni e servizi.
Le aziende possono farsi carico dei bisogni dei propri dipendenti e delle loro famiglie, assumendo così una funzione sussidiaria di integrazione anche con valenza sociale. Una funzione il cui valore è riconosciuto anche dallo Stato, che consente quindi l’esenzione fiscale di eventuali servizi forniti dalla società, sempre nei limiti previsti dalla legge.
La normativa di riferimento è il TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) di cui all’art. 51 e dell’art. 100 comma 1 che individuano le agevolazioni e il loro trattamento fiscale.
Quali sono gli scopi del welfare aziendale?
- Beneficiare di agevolazioni fiscali e previdenziali sia per il dipendente che per l’azienda;
- Ottimizzare i costi delle politiche di incentivazione;
- Aumentare la produttività e l’efficienza;
- Promuovere il benessere dei dipendenti, sostenendone anche il potere d’acquisto;
- Motivare i lavoratori, soddisfacendo i loro bisogni personali e familiari;
- Promuovere la conciliazione tempo famiglia/lavoro.
Il Walfare per un business sano
Curare il benessere dei propri collaboratori è, d’altra parte, sempre più spesso percepito anche dalle aziende come un fattore determinante per un business sano e in crescita: il welfare in azienda rappresenta oggi uno dei principali strumenti a disposizione del mondo HR per favorire la conciliazione lavoro-vita privata dei dipendenti, nonché un mezzo tramite il quale aumentarne il potere d’acquisto e, attraverso il miglioramento del clima sul posto di lavoro, favorire anche la diminuzione di turnover e assenteismo.
La consapevolezza che l’azienda prenda a cuore il benessere psicofisico contribuisce a motivare i collaboratori e farli sentire più apprezzati, con una diminuzione consistente dei livelli di stress e un clima aziendale decisamente più collaborativo. In questo circolo virtuoso, il raggiungimento degli obiettivi si verifica con maggiore facilità, generando ulteriori riconoscimenti.
Considerando invece verso gli aspetti fiscali, il welfare aziendale, grazie alle recenti normative, può essere collegato ai premi di risultato che si basano su diversi fattori, tra cui:
- utili
- ricavi
- produttività
- qualità dei prodotti (o dei servizi offerti)
- immagine del brand
La Legge di Stabilità 2016-2017 ha introdotto, infatti, la possibilità di convertire tutto, o in parte, il premio di produzione in welfare (per premi inferiori a €3.000 su RAL inferiore a €80.000 – accordi di II livello).
La stessa legge amplia il ventaglio di interventi/servizi promuovibili attraverso il piano di welfare (art. 51); l’inserimento di nuovi servizi come baby-sitting, mensa scolastica, assistenza agli anziani e ai non autosufficienti nel pacchetto e il supporto allo sviluppo di strumenti, ad esempio i voucher, per facilitare la fruizione dei servizi.