Cos’è il Polipropilene? Ecco perché ha avuto così successo nell’industria della plastica

Cos’è il Polipropilene? Ecco perché ha avuto così successo nell’industria della plastica

Scoperto da Giulio Natta nel 1954, che, con il tedesco Karl Ziegler, conquistò il Premio Nobel per la Chimica nel 1963 proprio grazie a questo risultato, il Polipropilene (PP) è un materiale plastico di sintesi, molto versatile, ottenuto da frazioni del petrolio, pur se recenti studi tecnologici hanno avanzato l’ipotesi di ottenere, in un prossimo futuro, grazie a tecniche di ingegneria genetica, lo stesso prodotto su scala industriale anche da fonti naturali.

Gli anni ’60 vedono il suo definitivo affermarsi, come insostituibile strumento della vita quotidiana, con un’ampia diffusione dell’utilizzo nell’industria della plastica, e persino nel campo della moda, del design e dell’arte in genere. Questo nuovo materiale, che arriva proprio negli anni del boom economico, irrompe nel quotidiano, nelle cucine, nei giardini, persino nei salotti, permettendo a milioni di persone di accedere a consumi prima riservati a pochi privilegiati, colorando gli ambienti e semplificando una miriade di gesti quotidiani, contribuendo a creare uno stile di vita moderno.

Dal punto di vista chimico, la base del polipropilene è un polimero termoplastico, una molecola costituita a sua volta da un importante numero di gruppi molecolari, uniti in una forma “a catena”, che riproduce, a ripetizione, uno stesso tipo di legame.

Nel caso del Polipropilene, la formazione prevede catene lineari, al massimo ramificate, e non reticolate, cioè non legate l’una con l’altra. Grazie a questa caratteristica, con l’aumento della temperatura, si può ridurre la sostanza in uno stato viscoso, al fine di modellarla in diverse forme e dimensioni. È caratterizzato da un alto carico di rottura, da una bassa densità, nonché da un’ottima resistenza all’abrasione. In base alle diverse tecniche di lavorazione della materia plastica, con il Polipropilene, data la sua elevata fluidità, si possono ottenere vari prodotti di uso quotidiano: pensiamo per esempio allo stampaggio per soffiatura, utilizzato per la produzione di flaconi e bottiglie, o a quello a iniezione, per realizzare oggetti comuni di plastica, come per esempio una ciotola da cucina, tappi per tubolari, piatti e vasetti dello yogurt o un giocattolo.

O ancora l’estrusione (un procedimento di lavorazione di materiali metallici e/o plastici, che consiste nel comprimerli in un cilindro portato ad alta temperatura, ottenendo tubi, barre, profilati ecc), per realizzare anche fogli o film plastificati di spessore fino a 1/100 di mm. Ma non finisce qui, perché con il Polipropilene, tramite un ennesimo sistema di trasformazione, come la filatura, si possono addirittura realizzare ed ottenere fibre tessili sintetiche. Infatti, viene anche prodotto sotto forma di fiocco, chiamato commercialmente Meraklon, e di filo continuo, di solito usato per la fabbricazione di tappeti, zerbini e moquette, con il nome commerciale di Neofil.

Come abbiamo visto e come sappiamo dalla nostra esperienza personale, il Polipropilene ha un enorme successo nell’industria della plastica: sono davvero tanti gli oggetti di uso comune realizzati con questo materiale, dai contenitori porta alimenti agli scolapasta, tanto per dirne solo un paio.
Leggero, inalterabile nel tempo, insensibile all’acqua e agli agenti atmosferici: infiniti gli usi di questo prodotto plastico, economico e resistente, e non potrebbe che essere altrimenti. Utilizzato persino per le automobili, dai cruscotti all’interno delle portiere, risulta essere atossico, inodore e lavabile.
Quale sarà il prossimo impiego del prezioso quanto economico PP?

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